Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia: dal 1983 attenti alla società e alle sua trasformazioni
di FDalmasso
Marina Paladini e Romano Vecchiet parlano dell’ente fondato da Giuseppe Petronio
Vivere con maggiore consapevolezza e approfondire aspetti altrimenti sconosciuti: se volessimo sintetizzare con poche parole gli obiettivi che dal 1983 guidano l’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia potremmo usare le parole che il direttore Romano Vecchiet scrisse per ricordare l’ispiratore e l’animatore di questa associazione, Giuseppe Petronio, grande italianista, maestro di generazioni di insegnanti di lettere della nostra Regione «Se l’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia esiste il merito va sicuramente a lui – spiega Vecchiet – la sua idea fu quella di creare un centro di dibattito e di approfondimento che perseguisse gli ideali del pluralismo, dell’apertura non ideologica ai temi della contemporaneità e dell’autonomia della ricerca».
Marina Paladini, presidente dell’Istituto, ricorda: «Una frase tipica di Petronio era: “Questo Gramsci porterà in regione ciò che di nuovo e di buono propone il dibattito politico-culturale a livello nazionale e porterà a livello nazionale ciò che di interessante propone il dibattito regionale”»: uno scambio tra centro e periferia che da quasi trent’anni caratterizza gli innumerevoli convegni organizzati dall’Istituto, incontri a cui hanno partecipato anche personalità di spicco internazionale. «Una cosa interessante da sottolineare – dice Vecchiet – è che, nonostante Petronio fosse un fine umanista, uno storico della letteratura, sono poche le giornate di studio dedicate specificatamente alla letteratura».
Scorrendo l’elenco dei convegni, infatti, colpisce la vastità degli argomenti trattati e la visione aperta che contraddistingue le scelte delle tematiche affrontate: il problema quanto mai attuale della Tav discusso (già nel 2007) in “Corridoio 5. Storia, problemi e prospettive”; le esigenze delle classi scolastiche del futuro in “Lingua scuola e società. I nuovi bisogni comunicativi nelle classi multiculturali” nel 2006; l’esigenza di una visione transnazionale con “Fare gli europei – Ustvariti Evropejce” del 2004; le realtà editoriali regionali, ma non solo in “Regioni, editoria, enti locali” del 1988; l’attenzione ai beni storici ed artistici, alla loro fruizione ed alla loro conservazione nei convegni “Beni archeologici e istituzioni pubbliche. Bilanci, prospettive, progetti” (del 1987), “Il Museo Civico” (del 1992) e “Il consumo dell’arte. Beni culturali tra valorizzazioni e turismo consapevole” (del 2005).
E ancora il rapporto tra Antonio Grasmci e la scienza in “Gramsci e la scienza. Storicità e attualità delle note gramsciane sulla scienza” del 2007; la sempre attuale questione dell’unità del Friuli Venezia Giulia con “Interrogativi sui problemi dell’unità e dell’economia regionale” del 1985, «dopo il quale – sottolinea Vecchiet – sono stati organizzati dei dibattiti in cui a Udine si parlava di Trieste e a Trieste di Udine».
La sensibilità dell’Istituto Grasmci ha poi permesso di affrontare tematiche molto importanti e sentite come “Cultura e minoranze”, testimoniata anche da una serie di convegni organizzati a partire dagli anni Novanta; “L’ambiente: un problema interdisciplinare” nel 1991; “Esportare la democrazia? Gli Stati Uniti, l’Europa, Trieste e le frontiere dell’Occidente” nel biennio 2007-2008 e “Vietato vietare. Per capire il ’68”, nel 2009.
«La vastità degli argomenti affrontati è notevole – sottolinea Marina Paladini – come Istituto cerchiamo di affrontare approfondimenti culturali su temi che hanno una rilevanza latamente politica: se si esclude un incontro sulla figura di Enrico Berlinguer, non si sono mai organizzati convegni di carattere prettamente politico».
Un’altra interessante iniziativa targata Grasmci è stata quella portare nelle scuole di tutta la regione i professori di diritto costituzionale dell’Università di Trieste per spiegare agli studenti gli aspetti più importanti della nostra Costituzione, iniziativa coronata da grande successo come ricorda Paladini.
Il rapporto dell’Istituto Gramsci con la realtà scolastica può contare su un’altra notevole iniziativa,
il Premio Depangher, istituito nel 2003 in ricordo di Giorgio Depangher che per molti anni aveva seguito e promosso molte delle iniziative dell’Istituto Gramsci, in tema di rapporti con le minoranze e rivolto agli studenti delle scuole superiori dell’intera provincia di Trieste, di Capodistria e di tutti gli istituti di lingua italiana in Slovenia e di lingua slovena in Italia. Lo scopo dell’iniziativa è quello di favorire la fratellanza e la collaborazione tra i due popoli affinché la differenza linguistica non venga vista come ostacolo, ma come opportunità per favorire la maturazione di identità più ricche e profonde.
«Giorgio Depangher seppe tenere aperta la strada del dialogo in tutti i ruoli che ricoprì – dice Paladini – come insegnante, traduttore, poeta e amministratore pubblico a Duino Aurisina. Era nato a Capodistria dove ha vissuto fino a 13 anni: in lui l’amarezza dell’esodo non si trasformò mai in astio, ma in generoso desiderio di favorire la conoscenza e la comprensione reciproca tra i due popoli e le diverse minoranze».
L’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia possiede inoltre una vasta biblioteca e una fornita emeroteca: tre giorni alla settimana è possibile recarsi nella sede di via San Francesco 12 per consultare il ricco materiale presente.
Per maggiori informazioni:
Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia
Via San Franscesco 12
34133 Trieste
Tel. 040-773292
e-mail segreteria@gramsci-fvg.it
© 7 Marzo 2011