Bonifiche della zona industriale: le risposte e le domande giuste
di PGParovel
Commento
Da un paio di settimane la questione della zona industriale e portuale di Trieste paralizzata dall’inquinamento tossico-nocivo dei suoli e dichiarata S.I.N., Sito Inquinato Nazionale, ha imboccato finalmente la strada giusta: la Regione – assessore Sandra Savino – ha trovato i soldi per finanziare le campionature d’analisi sul terreno (caratterizzazioni), le aree esenti verranno liberate dai vincoli e quelle inquinate verranno bonificate a spese dello Stato.
La Presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, ha chiesto polemicamente con una lunga nota stampa perché questo esito, appoggiato dalla sua amministrazione, non è arrivato prima. Come se il problema fosse contendersene tra fazioni politiche dei meriti elettorali. Il merito è invece delle imprese dell’area, non responsabili dell’inquinamento, che hanno respinto il ricatto fraudolento con cui il governo (ministro Prestigiacomo, sottosegretario triestino Roberto Menia) voleva far pagare a loro la gran parte dei costi di bonifica, di Greenaction Transnational che ha chiesto ed ottenuto un intervento positivo dell’Unione Europea, e del TAR (si vedano sotto i nostri articoli).
E le domande giuste da fare sono due altre. La prima è perché il triestino Menia, assieme Prestigiacomo, ha tentato di forzare quell’imposizione illegittima, così a lungo e con pressioni tanto insistenti.
La seconda è perché tra gli organi d’informazione noi siamo stati i soli, col nostro precedente settimanale su carta sin dal maggio scorso ed ora qui in rete, a denunciare apertamente sia queste manovre, sia le connivenze attive o passive – persino su questo – della quasi totalità dei politici e delle amministrazioni locali.
Dai quali continuiamo ad attendere le risposte doverose, non a noi ma tramite nostro ai cittadini.
(P.G.P.)
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