“Per no parlar… in cicara!” di Edda Vidiz
Curiosità e aneddoti sul dialetto triestino
Dopo aver “lavato i panni” del dialetto triestino nel torrente Rosandra per dare alla luce lo zibaldone Abecè – per resentar el italian int’el Rosandra, l’eclettica Edda Vidiz, nominata negli anni Ottanta “donna cosmopolitan” dall’omonimo mensile, riporta con umorismo e devozione 15.000 lemmi italiani e 28.000 vocaboli dialettali nel volume Per no parlar… in cicara! (Luglio Editore), pgg. 453, Euro 30,00), che in italiano si traduce “per non parlare forbitamente”. Il vocabolario, redatto per esprimersi ed “essere triestini”, è stato presentato al Consiglio Regionale da Piero Camber, Presidente VI Commissione regionale del FVG, da Renzo Arcon, Vicepresidente dell’Associazione Tredici Casade e dall’autrice, Presidente del Comitato Promotore della Cultura Giuliana, con il patrocinio di questi ultimi due organismi e del Comune di Trieste.
Nel volume incontriamo anche una breve grammatica e una guida fonetica, circa 1000 proverbi, 45 schede su campi semantici particolari (storia, gastronomia, mestieri ecc.) e 27 interessanti foto della vita cittadina di fine ’800; inoltre ogni sezione, corrispondente a una lettera alfabetica, è preceduta da poesie risalenti al 1872.
L’introduzione, a cura di Mario Doria, è estrapolata da un altro libro, che allude a tre commedie precedentemente composte dall’autrice, La locanda de l’omo selvatico, El complesso de l’Arciduca ed El Marubio in dialetti triestini differenti, rispecchianti l’epoca in cui le opere sono state ambientate: la fine del ‘700 (si parlava il tergestino o il triestino), il 1864 e il 1910 (in triestino parlato, diverso in base ai registri e assegnabile a determinate classi).
Piero Camber, autore della prefazione, è “il colpevole”, con il Comitato Promotore della Cultura Giuliana – scherza la Vidiz – della nascita del vocabolario, scritto per ridare vitalità al nostro dialetto, ultimamente inquinato da molti italianismi.
Sfogliandolo, s’impara ridendo. Vidiz vi analizza l’origine delle nostre radici e riporta particolari aneddoti, come quello del tram de Opcina: pochi sanno per esempio che nel ‘44, quando “la caroza, che nell’ultima corsa trasportava solo soldai tedeschi, la ga vù un atentado saltando sora de na mina messa sui binari, per fortuna senza nessun morto”.
Dopo gli studi newyorkesi in produzione televisiva e cinematografica, la Vidiz torna in Europa, è funzionario dell’International Atomic Energy Agency di Vienna e per trent’anni uno dei principali collaboratori amministrativi del Nobel Salam all’ICTP di Trieste. Nel contempo pubblica numerosi libri di poesia e testi teatrali e storici, oltre a curare, tra l’altro, la regia di vari DVD. Nel ‘85 fonda la compagnia teatrale “La Bottega dell’Attore” , nel ‘99 l’Associazione Tredici Casade, nel 2008 il Comitato Promotore della Cultura.
© 25 Febbraio 2011