La Voce di Trieste

Ucciso a fucilate “Tapirone” il cinghiale mascotte del bosco Capofonte

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Sua unica colpa essersi spinto fuori dal bosco attratto dalle mele cadute dagli alberi di via San Pelagio

Era probabilmente un giovane maschio che da circa due anni aveva scelto come sua dimora il bosco di Capofonte, un animale solitario e discreto molto intelligente che non ha mai aggredito nessuno, davvero un essere speciale che divertiva per il suo modo simpatico di comportarsi e di rapportarsi con altri animali e con gli “esseri umani”.
Non era difficile vederlo all’alba giocare con i gatti o con Amir, un cane che si era fatto amico e che aspettava nascosto dietro i cespugli nelle prime ore del mattino quando la maggior parte delle persone ancora dormono.
I residenti del luogo lo conoscevano e, nonostante qualcuno ne fosse intimorito, la maggior parte degli abitanti accettava con curiosità e simpatia la sua presenza.
Tapirone, così chiamato amichevolmente dai volontari dell’associazione “il Capofonte” che da oltre dieci anni si battono per la tutela floro-faunistica dell’area, aveva trovato nel bosco un luogo sicuro dove poter vivere: una zona ancora selvaggia, poco frequentata, ricca di frutta, bacche, ghiande, un ruscello con acqua fresca dove potersi abbeverare, una fitta vegetazione dove poter trovare riparo: un’oasi ai margini della città, che sembrava essere lontana dalla crudeltà umana.
Appariva talvolta all’imbrunire ai margini del bosco e neanche i gatti della vicina colonia felina avevano paura di lui, tanto che avevano accettato tranquillamente la sua presenza. Le persone che abitano nelle case limitrofe dell’area boschiva lo osservavano con sguardo benevolo: negli ultimi mesi l’amministrazione comunale aveva perfino posizionato un cartello che segnalava agli automobilisti la presenza di animali selvatici.
Mercoledì di primo mattino il povero cinghiale si è spinto fuori dal bosco, attratto da alcune mele cadute dagli alberi nella vicina via san Pelagio. Probabilmente spaventato da qualcosa è sceso disorientato lungo la via delle Docce, trovando rifugio in un prato all’interno della proprietà ATER.
A seguito della segnalazione di un cittadino che credeva di fare il bene dell’animale, gli uffici “competenti” della provincia hanno inviato sul luogo una guardia ambientale munita di fucile, revolver e due cani. L’individuo, incurante delle proteste dei residenti e del fatto che il povero animale non mostrava alcun segno di aggressività e che si trovava all’interno di una proprietà privata, a pochissimi  metri dalle abitazioni, ha imbracciato il fucile e lo ha colpito al fianco.
In un disperato tentativo di salvarsi il giovane cinghiale ha tentato invano di fuggire dalla feroce follia di quell’essere umano che credeva gli fosse amico, ma sopraffatto dal dolore è stramazzato al suolo contorcendosi sotto gli sguardi inorriditi degli abitanti e di alcuni bambini. Il killer continuava imperterrito il suo lavoro e colpiva più volte con la pistola la povera bestiola inerme, che è morta in una pozza di sangue soltanto dopo 15 minuti di atroce agonia.
Una crudeltà e una scena agghiacciante che potevano essere evitate, uno spettacolo davvero vergognoso per una città che ha la pretesa di definirsi zoofila, un comportamento che denota quale sia il grado di “civiltà e sensibilità” raggiunto dagli amministratori della Provincia che permettono ai loro dipendenti di sparare senza necessità, in pieno giorno, in città, nelle vicinanze di un asilo in modo così incredibilmente irresponsabile.
Vogliamo conoscere il motivo per cui non è stato finanziato il progetto di prevenzione per i danni causati dai cinghiali e perchè non è mai stato utilizzato il fucile anestetico o le trappole per la cattura dei soggetti  più invadenti, in contrasto con quanto sancito dal regolamento comunale per la tutela ed il benessere degli animali articolo 45 comma 1 e 2.
Già un anno fa l’ufficio della polizia ambientale e territoriale della Provincia di Trieste ci aveva comunicato che l’unico fucile “anestetico” a disposizione era in perenne stato di revisione. I cittadini contribuenti che rispettano gli animali non vogliono più assistere a simili episodi di inaudita violenza, soprattutto quando sarebbe sufficiente sparare l’anestetico e trasferire poi l’animale in ambiente adatto: in questo contesto si sono dimostrati molto più preparati, abili e civili i Vigili del Fuoco intervenuti alcuni anni fa in piazza Volontari Giuliani per catturare un giovane maschio che non fu neppure ferito dall’intervento.
Appellandoci al principio di trasparenza vogliamo sapere come sono stati utilizzati i cospicui fondi destinati dalla regione alla Provincia di Trieste negli ultimi cinque anni per finanziare le attività di prevenzione e cattura non cruenta.

 


© 24 Febbraio 2011

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