La Voce di Trieste

Capire e conoscere i popoli arabi in rivolta del Mediterraneo

di

Analisi

Se Trieste vuole recuperare i suoi ruoli internazionali e di porto franco deve anche ricominciare ad interessarsi con intelligenza di ciò che accade nella sua sfera commerciale e marittima: dalla Mitteleuropa al Mediterraneo, alle economie emergenti di Cina, India, Brasile ed altre. E dobbiamo quindi occuparcene anche noi come vostro giornale.

In questo momento i mutamenti vicini di maggiore prospettiva, nel bene e nel male, sono le rivolte popolari che esplodono a catena nei Paesi arabi del Mediterraneo, con implicazioni ad oriente sino all’Iran e ad occidente al Marocco. Senza che le analisi pubblicate dai media europei, ed in particolare italiani, ce ne diano ancora delle chiavi di comprensione adeguate.

Perché in Italia ed altrove su tutto ciò che riguarda il mondo arabo ed islamico continua ad imperare quasi a tutti i livelli un’antica e vergognosa ignoranza pressoché totale, zeppa di pregiudizi assurdi risalenti sino alle crociate e brutalmente riacutizzati in questi anni.

Ma vi si aggiunge un problema di arretratezza complessiva della cultura politica occidentale, che pretendendosi moderna ha recepito malamente dalla scienza quello che non doveva, come il concetto darwiniano di selezione naturale (distorcendolo luttuosamente in razzismo ed eugenetica) mentre ha ignorato apporti neo-umanistici fondamentali come quelli dell’antropologia culturale e dell’etologia, che consentono invece una miglior comprensione degli schemi permanenti della comunità e della politica.

E così stiamo proiettando sulle rivolte di quelle popolazioni e sui loro esiti possibili, ovviamente incerti, tutto un apparato fuorviante di nostri pregiudizi politici ed etnico-religiosi, senza nemmeno vedere che la realtà è invece quella dello schema di funzionamento fondamentale più semplice ed onnivalente delle comunità umane.

Che consiste infatti nell’equilibrio tra un tessuto di relazioni caotico ? secondo alcuni quantistico ? tra gli individui ed una struttura di comando necessariamente gerarchica, legittimata dal loro consenso variamente ritualizzato e condizionato ai risultati di governo.

Quando la struttura di comando governa male la società ne soffre, le toglie il consenso e finisce col rovesciarla per sostituirla. Dove il consenso è ritualizzato in un sistema elettorale efficiente il rovesciamento può essere pacifico, e dove non lo è ? come nelle dittature proclamate o di fatto ? diventa violento in proporzione alla resistenza dei capi inetti da cacciare.

L’intera storia dell’umanità insegna molto bene che il regicidio, rimedio tradizionale alle rigidità dei poteri monarchici, è uno schema perenne che si ripete adattandosi sin dai primordi dell’umanità, e quando incomincia a maturare non lo fermi più. È solo questione di tempo, e tende anche ad estendersi per contagio sin dove ve ne siano i presupposti.

È esattamente così che dietro alle rivolte in quei Paesi arabi del Mediterraneo, od in quelli contigui, non ci sono (perlomeno ancora) né l’Islàm, né una resurrezione-Ba’at del socialismo panarabo, né i servizi di USA, Israele, Londra, Parigi o chi altro.

C’è il semplice fatto che quelle dittature, oltre a privare la gente dei diritti civili, non garantivano più alla maggioranza delle persone una vita materiale decente, né ai livelli locali, né tantomeno ad inevitabile confronto con l’Europa così vicina.

Era, appunto, solo questione di tempo. In questo caso, il tempo della fame. E quel tempo è arrivato, sorprendendo assurdamente impreparati i nostri politici euroatlantici, nella loro arrogante ignoranza sia dello spirito e delle civiltà del mondo arabo ed islamico che dei potenziali esplosivi della semplice povertà.

E non solo il dissennato Berlusconi, che flirtava sino a ieri persino con Gheddafi, ma fior di servizi d’analisi ed informazione delle più illustri cancellerie di Stato, da Washington a Parigi Londra, Mosca e Pechino.

Comunque andranno le cose nei paesi arabi ed islamici in giusta rivolta ? e speriamo possano andare verso la democrazia ? ciò che ne emerge con chiarezza è la dignità di popoli che sono capaci di incominciare a recuperare da soli il loro posto nella storia e nell’economia del Mediterraneo e del mondo. E saranno perciò anche nuovi interlocutori dell’Europa su equilibri ed attività di straordinaria importanza, inclusi i traffici marittimi vitali per il futuro della nostra città. É quindi non solo doveroso, ma anche necessario incominciare a conoscerli e capirli meglio.

P.G.P.


© 24 Febbraio 2011

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