La Voce di Trieste

Personale delle polizie italiane e morti da amianto

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Il numero corrente del mensile della Polizia di Stato “Polizia e Democrazia” (85.000 copie a livello nazionale) ha rilanciato il problema delle morti di amianto nella Guardia di Finanza, del quale ci siamo già occupati (vedi qui) con documenti sul caso di Trieste e regione, sottolineando che riguarda anche il personale delle altre forze di polizia italiane. Riportiamo perciò il testo dell’intervento, che si deve al Movimento dei Finanzieri Democratici.

Mentre l’amministratore delegato della Thissenkrupp risponderà presto in Tribunale del reato di omicidio volontario, così come ipotizzato dal pubblico ministero che conduce le indagini per la morte di sette operai nello stabilimento siderurgico, ci chiediamo quando e se verranno chiamati a rispondere della stessa ipotesi di reato anche quei dirigenti d’azienda, quei funzionari dello Stato e/o quegli ufficiali dei Corpi a struttura militare che, pur conoscendo il pericolo di esposizione all’amianto al quale sono stati sottoposti per anni i loro dipendenti, hanno sottaciuto o minimizzato quanto a loro conoscenza, non prendendo in esame alcuna misura preventiva o informativa per il personale dipendente, e tardando di fatto nell’applicazione della legge 257/1992.

E’ chiaro che, almeno per il momento, ogni riferimento a persone è da ritenersi casuale, si parla in astratto e non vogliamo fare allarmismi, l’unica cosa concreta che emerge per ora sono talune morti atroci certamente avvenute per mesotelioma della pleura ed altre probabilmente riconducibili alla stessa causa tuttora in via di accertamento.

Ma se di certezze dobbiamo parlare possiamo dire con un ampio margine di sicurezza che, da quanto risulta dagli atti in possesso del Genio civile e dell’Azienda sanitaria, in alcune caserme del Friuli Venezia Giulia l’amianto era presente in maniera massiccia, sia in forma compatta sia in forma friabile, quest’ultima di gran lunga la più pericolosa.

Noi del Movimento dei Finanzieri Democratici confidiamo nell’intervento della magistratura a tutti i livelli possibili affinché chi è stato esposto percepisca un equo risarcimento e le famiglie di coloro che sono morti ottengano finalmente giustizia.

Il segnale forte che il dottor Raffaele Guariniello della Procura di Torino ha voluto dare non solo ai giudici che dovranno decidere, ma anche a tutti coloro che per alcuni decenni hanno disatteso l’applicazione della legge 257/1992 (quella che aboliva l’amianto specialmente dai luoghi di lavoro), è quello di considerare le morti che potevano essere evitate non un banale incidente sul lavoro, ma un vero e proprio omicidio con dolo eventuale, poiché chi sapeva poteva intervenire per evitare e non lo ha fatto.


© 23 Febbraio 2011

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