La Voce di Trieste

Auguri al nuovo Piccolo

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Auguri al Piccolo, quotidiano italiano superstite di Trieste che dal 22 febbraio attraverso un cambiamento radicale di formato ed impaginazione ha incominciato a diventare un giornale nuovo anche nel concetto.

Ma come – diranno molti – voi non ne rappresentate la concorrenza più critica?

Certo, ma in positivo. Cioè per migliorare e completare l’informazione nell’interesse pubblico e con funzioni diverse. Perché il quotidiano ha spazi e mezzi economici che noi non abbiamo, ma noi possiamo sviluppare linee d’informazione, indagine e denuncia non meno importanti, che sono precluse al Piccolo dagli equilibri politici della proprietà.

 

Sono due ruoli che funzionano perciò come binari paralleli: non si incontrano, ma sono ambedue indispensabili perché il treno viaggi invece di marcire in deposito o deragliare.

Qui il treno è una città portuale mediterranea importante ma in crisi economica e culturale che sta diventando di preagonìa, se non si interviene in tempo.

E l’intervento può iniziare solo con la liberazione dialettica dei suoi intelletti sinora compressi, perché altrimenti nessun interlocutore od investitore esterno serio ci verrà vicino.

Quelli che ci hanno provato, anche di recente ed in particolare per utilizzare i Punti franchi portuali, si sono trovati infatti di fronte al muro di gomma di una classe politica locale deteriore, che rifiuta lo sviluppo perché è nata e dipende dal degrado.

Il Piccolo ha riflesso sinora questa situazione concedendo spazi acritici od apologetici sproporzionati ai garanti di questo parassitismo asfittico e retorico, fatto di propagande ed incultura. Che si sono sedimentate in una falsa triestinità autistica, sovrapposta e contrapposta alla triestinità vera, naturale ed originaria: quella che esprime l’apertura della Mitteleuropa al Mediterraneo, e può consentire il reinserimento operoso di Trieste nel mondo d’oggi.

Dal quale viene il direttore attuale del quotidiano, che ne ha accompagnata la ristrutturazione formale col riconoscimento obiettivo che il Piccolo ha avuto nella nostra storia ruoli positivi, ma anche molto negativi, e che ora deve aiutare quest’area a recuperare la sua identità e funzione europea.

Il nuovo formato è adeguato, gradevole e più incisivo, anche se richiede aggiustamenti, i lettori dovranno abituarcisi ed il carattere minuto dei testi può scoraggiare gli anziani, mentre i redattori si devono adattare ad una riduzione di spazi ed elasticità d’impaginazione.

Ma quel riconoscimento di responsabilità e l’impegno programmatico del direttore sono novità sostanziali rispetto alla gran parte delle gestioni precedenti, e possono giovare davvero.

Gli esiti restano imprevedibili, e continueremo certamente a dissentire su una quantità di cose. Ma gli atti di coraggio innovativo, ed in una situazione così difficile, vanno riconosciuti. Con l’augurio sincero che possano andare a buon fine.

Paolo G. Parovel


© 23 Febbraio 2011

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