La Voce di Trieste

“Mattinata triestina”, il terzo libro di Edith Kneifl

L’intricata storia di Gina ed Enrico ambientata a Trieste

Chissà perché, ma quando c’è di mezzo una donna, gli uomini vanno fuori di testa e rischiano addirittura di uccidere per lei.  Escono di senno ancor di più nel momento in cui la donna in questione porta lunghi capelli biondo rossiccio, che ricadono morbidamente sulle spalle e brillano come fuoco al sole, “un fuoco rosso e pieno di vita, misterioso, aggressivo e incontenibile”.

Ha gambe lunghe e forti, caviglie sottili, un sedere tondo e sodo e in questo caso si chiama Gina e ha fatto impazzire Enrico, il protagonista di Una mattinata triestina (Aracne editrice, pgg. 153, € 11): è il terzo libro della tedesca Edith Kneifl, affermata scrittrice di romanzi criminali, che vive a Vienna, dove opera come psicoterapeuta, ed è stato presentato nei giorni scorsi alla libreria Minerva di Trieste dall’autrice e dalla curatrice della traduzione e dell’introduzione Ester Saletta, sotto l’egida del Forum Austriaco di Cultura. Il giallo, ambientato a Trieste, è uscito nel ’95 in versione tedesca e in Italia lo scorso anno per Aracne.

Siamo negli anni ’90, Enrico è appena uscito di prigione e ora deve mettere in atto la sua presunta vendetta, sicuro di aver trascorso troppo tempo dietro le sbarre a causa di Livio, Giorgio e Michele, gli amici infedeli, tanto quanto lo è stata Gina, la quale nonostante tutto, rimane l’unico amore della sua vita e della cui morte deve rendere giustizia.

Come nei romanzi di fine ‘800 e del primo ‘900, profondamente influenzati dagli studi psicanalitici dell’epoca, “la plastica cartografica” di Mattinata Triestina “con le sue vie e le sue piazze, i suoi monumenti e i suoi edifici, non funge più da contesto – cornice all’avvicendarsi degli spostamenti spazio-temporali del protagonista, ma si carica di una funzionalità meta – testuale, che coinvolge la sfera più intima del personaggio: la coscienza”. Così infatti Ester Saletta spiega come coincidano gli stati d’animo di Enrico con i luoghi a lui circostanti. Le zone limitrofe al Molo Audace riflettono il cambiamento e il turbinio del suo stato d’animo nel continuo girovagare per la città, mentre il bar della stazione, secondo sito emblematico del racconto, si rapporta alla socievolezza di cui comunque il protagonista sente il bisogno.

Due le voci narranti: un prosatore esterno, che racconta Enrico, e la voce di Gina, che parla di sé. Mediante frasi dal ritmo essenziale e coinciso, la Kneifl alterna da una parte le supposizioni di Enrico, attraverso un continuo contrappunto tra flashback e presente, e dall’altra la sfacciata verità di Gina, fino a giungere a quella strana mattinata triestina, in cui la femme fatale aveva indossato il vestitino rosso e i sandali tacco sette per andare come sempre all’Hotel Oriente. Verso il suo destino inatteso e inquietante.


© 22 Febbraio 2011

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