Censura informatica
di Direttore
Nota del direttore
I lettori hanno trovato il nostro giornale bloccato in rete dal mattino al tardo pomeriggio del 21 febbraio. Si è trattato di un pesante attacco informatico mirato, del quale è rimasta traccia anche su Google. E l’abbiamo potuto superare soltanto con un lungo e difficile lavoro tecnico, che ha anche ritardato la pubblicazione degli articoli nuovi.
Non è stato, ovviamente, un attacco di hacker liberi che seguono un’etica, ma di qualcuno pagato, o comandato, per tentar di bloccare la pubblicazione delle inchieste e delle opinioni scomode della nostra Voce indipendente. Cioè per reprimere a Trieste la libertà di stampa e d’opinione sui temi che noi soli affrontiamo.
Ed è anche il secondo tentativo nell’arco di due mesi, perché il primo è stato il 7 gennaio la chiusura improvvisa del nostro precedente settimanale a stampa da parte dell’editore (qui i dettagli), troncando così le inchieste e la linea d’informazione che abbiamo perciò rapidamente ripreso con la Voce in rete e con la prospettiva di ritornare anche in edicola.
Sono due forme diverse ma complementari di censura violenta, che come tali esprimono un messaggio oscuro di prepotenza e minaccia.
Ma ne contengono involontariamente anche un altro, positivo: che la nostra linea d’informazione, d’indagine e di chiarezza individua e colpisce interessi di malaffare reali, e tanto da spingerli a ricorrere a questi mezzi per tentar di nascondere nuovamente sotto silenzio stampa tutte le verità che non possono smentire.
E questo, se permettete, è un riconoscimento professionale e civile straordinario del valore e della necessità del nostro lavoro.
© 21 Febbraio 2011