La Voce di Trieste

Mostra e riflessioni essenziali su evoluzione e creazione

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Dall’11 febbraio al 19 giugno si può visitare a Gorizia, palazzo Attems-Petzenstein, “L’Albero della vita”, pregevole mostra trilingue (italiano, sloveno, inglese) sull’evoluzione attraverso gli occhi di Charles Darwin. Può essere dunque utile aggiungervi alcune riflessioni sull’assurdità paradossale delle crecenti polemiche scientifico-religiose sull’argomento.

I conflitti ideologici più assurdi sono infatti quelli che si fondano su false antitesi, cioè su idee solo apparentemente opposte. Dove ambedue le parti hanno perciò contemporaneamente ragione e torto, ma finché non se ne rendono conto innescano reciprocamente un conflitto a circolo chiuso.
È dunque la ragione a dover spezzare questi circoli conflittuali chiusi, che come tali offrono anche le legittimazioni ideali più false e pericolose agli scontri fra poteri politico-economici in concorrenza sociale e territoriale.
Ne sono esempio storico ed attuale drammatico i conflitti spesso feroci tra religioni, irreligiosità o loro correnti interne per questioni di forma dottrinale su una medesima sostanza e meta spirituale.
Ed uno dei conflitti attuali più stupidi e strumentalizzati della nostra epoca è proprio quello tra evoluzionismo e creazionismo. Cioè tra l’evidenza scientifica obiettiva della variabilità nel tempo delle specie viventi e la rappresentazione simbolica tradizionale di questo medesimo processo nelle dottrine religiose.
Questa falsa antitesi sta divenendo addirittura un terreno di scontro globale tra concezione materialista e percezione spirituale del mondo e della vita. Giustificando da un lato l’aggressione  pratica dell’economia consumista amorale alle resistenze etiche più tenaci ed organizzate, che sono quelle delle strutture religiose, e dall’altro la confusione dogmatica di quelle stesse strutture.
Ed il problema non è solo teorico perché ? come le false antitesi tra Cristianesimo ed Islàm, ed altre analoghe ? può anche alimentare in concreto scontri sociali distruttivi.
Ambedue le parti condividono in realtà, e davvero paradossalmente, uno stesso banale errore di partenza: l’interpretazione letterale di scritture religiose che usano invece propri linguaggi ed immagini simbolici tradizionali. Cioè codici espressivi e culturali differenti dai linguaggi lineari del mondo profano e della ricerca scientifica.
È, insomma, come pretendere di interpretare le parole scritte nei segni di un alfabeto non solo senza conoscerlo, ma con i segni di un altro. Senza riuscire perciò a comprendere i significati che condividono.
Le rappresentazioni simboliche religiose della genesi del mondo la attribuiscono infatti all’atto creativo di un’entità suprema onnicomprensiva, o comunque di entità al di sopra della realtà fisica percettibile, la riferiscono al mondo dell’evidenza sensoriale (terra, acqua, cielo, esseri viventi) e le assegnano una sequenza temporale riferendola alle unità convenzionali note (giorni, mesi, anni).
Ma questa è esattamente la rappresentazione simbolica tradizionale delle stesse cose che ci rappresenta con altre parole e simboli la cosmologia scientifica moderna, inclusiva della fisica teorica e delle scienze naturali: l’origine e lo sviluppo dell’universo e della vita sul pianeta terra, nelle dimensioni spazio-temporali a noi percettibili, da un principio universale (cioè complessivo) ad esse superiore, che come tale le include ma rimane per definizione, e di fatto, al di là delle nostre possibilità e forme cognitive.
È soltanto la traduzione di uno stesso contenuto in linguaggi diversi, che non ne costituiscono l’antitesi, ma una conferma reciproca ? di religione e ragione ? attraverso l’intero arco del pensiero umano che va da passati primordiali al nostro presente.
Mentre la venerazione o meno del principio universale inconoscibile, e le forme di essa, dipendono da consapevolezze, sensibilità, culture, fatti e scelte individuali, la cui convivenza appartiene ad un ambito differente: quello etico dei diritti umani e del civile rispetto reciproco. Nel quale dobbiamo dunque badare a restare ben saldi tutti assieme. (P.G.P.)


© 21 Febbraio 2011

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