Il bidone e i pomodori
di PGParovel
Trieste, 14 febbraio – É davvero interessante come e quanto tutte le forze politiche ed i media triestini si impegnino ancora a strillare virtuosamente su qualsiasi spunto nazionalistico, per quanto banale e fuori dal tempo (stavolta una delle tante scritte con lo spray, e la copertina di una rivista osé slovena) e tacciano invece sui problemi veri e gravissimi di cui sono corresponsabili: dalla povertà, alla disoccupazione, al malaffare, alle carenze sanitarie, alla rapina speculativa immobiliare di mezzo Porto franco, ed a quant’altro emerge anche dalle nostre inchieste.
Questa loro copertura ‘patriottica’ è consuetudine, pure stravecchia e con due modelli storici esemplari. Il primo è quello delle compagnie d’avanspettacolo scalcagnate, che al crescere del malumore del pubblico pagante bloccavano fischi, grida e lancio di pomodori spedendo in scena una ballerina avvolta nel tricolore che intonava inni appunto patriottici, costringendo così tutti ad alzarsi in piedi e cantare in coro per non sembrare rischiosamente ‘antinazionali’.
L’altro è lo slogan del tempo di guerra secondo cui si serviva la patria anche facendo la guardia ad un bidone di benzina: perfetto per imboscarsi scansando doveri e rischi.
Sono esattamente le tecniche diversive dei nostri politici locali, con una differenza negativa ed una positiva. Al posto del già poco carburante c’è infatti il vuoto assoluto del patriottismo declamatorio, che come tale non serve a nulla e ci lascia col solo bidone. Ma poiché questo è sempre più evidente incominciano ad avere serie difficoltà a frenare l’indignazione pubblica.
Ed i pomodori.
(P.G.P.)
© 15 Febbraio 2011