C’era una volta il senso del giusto
di PGParovel
Trieste, 10 febbraio – Gli Organi centrali dello Stato continuano a bocciare a ripetizione gli inbarazzanti parti legislativi della nostra amministrazione regionale che discriminano i non residenti o stranieri nelle assistenze sociali, ribattezzate “welfare” dal neo-analfabetismo italiano.
Ma i fautori di questi razzismi amministrativi insistono a sostenerli e riproporli, presentando le bocciature come fossero dispetti politici. Mentre sono provvedimenti di giustizia doverosi in uno Stato di diritto.
Quest’incapacità di rendersene conto è un segnale orribile di perdita del senso del giusto. Che una volta prevaleva come modello di comportamento sociale, e consisteva nel ritenere doveroso chiedersi se fare una cosa sia giusto o sbagliato, divenendo così consapevoli anche dell’ingiustizia subita o commessa.
Un’autoregolazione fondamentale della coscienza, individuale e sociale, che sta scomparendo perché sostituita da modelli pubblici di comportamento irresponsabile. E se la società civile non reagisce in tempo e le conseguenze potrebbero essere devastanti.
(P.G.P.)
© 15 Febbraio 2011