Indignazione
di Direttore
Nel caso migliore non ci difendono, nel peggiore ci tradiscono prendendoci anche in giro. E pure si legittimano a vicenda.
Sono la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, messa lì dal centrosinistra, ed il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, sostenuto dal centrodestra.
La prima non ci difende per evidente debolezza politica, che la porta ad accettare ed appoggiare con motivazioni da educandato persino progetti rovinosi come il rigassificatore in città ed il “superporto” con Monfalcone.
Il secondo invece ci tradisce e prende in giro perché appoggia queste ed altre enormità ed intrallazzi sparando e ritrattando sfacciatamente dichiarazioni non veritiere e spesso paradossali.Tra quelle a favore del rigassificatore spiccava la promessa ruffiana di uno sconto sulla bolletta del gas, che Gas Natural Fenosa ha ora smentito di poter concedere.
Sullo scempio ambientale delle concessioni edilizie illegittime ed annullate di Rio Martesin, il sindaco che ne è corresponsabile primario si è ora presentato come benevolo ed indignato tutore-salvatore dei danneggiati.
Si è fatto vendere illecitamente a scopo speculativo un terreno dal suo stesso Comune, ma insiste a dichiarare (come per altri coinvolgimenti penali) che è tutto legittimo e regolare, pure oltraggiando la magistratura inquirente.
La città sprofonda nella disoccupazione, ma lui ci racconta che è invece ai massimi del benessere, e per merito suo (rivendicato anche dalla presidente della Provincia).
Si dichiara amministratore responsabile arrogandosi meriti di bilancio e spesa “virtuosi”, ma fuori palcoscenico taglia irresponsabilmente le assistenze sociali che dovrebbe incrementare.
Ci ha imposto per un paio d’anni con tifo da stadio e spese a vuoto esorbitanti la candidatura impossibile all’Expo mondiale, ed ora l’ha tranquillamente rinnegata come una “fregatura”.
E così via per una quantità di questioni grandi o piccole, sulle quali siamo purtoppo i soli ad indagare.
Ma il problema vero non sta affatto in questi due politici ormai a scadenza.
Sta invece nel tessuto di omertà pressoché totale, dalla destra alla sinistra, che vediamo all’opera ogni giorno per coprire o minimizzare questi loro comportamenti, evitando inchieste approfondite e denunce doverose.
Un tessuto che è pronto a consentirne di simili, o peggio, anche ai loro successori, quali che siano, purché si rendano anch’essi garanti attivi o passivi degli equilibri di potere reali e malaffaristici che reggono la città neanche tanto dietro le quinte.
Perché di là delle comparsate e chiacchiere politiche ed elettorali, il nucleo reale della decadenza di Trieste e questo. E la capacità d’indignazione solidale dei cittadini è il primo requisito per affrontarlo con serietà ed efficacia.
P.G.P.
© 12 Febbraio 2011