La Voce di Trieste

“L’altra faccia del vero” alla Conestabo Artgallery

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La mostra di Fabio Rinaldi visitabile fino al 24 febbraio

La mostra L’altra faccia del vero di Fabio Rinaldi è visitabile fino al 24 febbraio presso la Conestabo Artgallery in via della Fonderia 5 e presso la vetrina in via Udine, 2/1 a Trieste. Con il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle ore 17.00 alle 19.30.
Scrive Lorella Klun: «Le immagini di Fabio Rinaldi, con le sue maschere umanizzate che si specchiano, in dialettica tensione con dei volti pietrificati, aprono un’indagine sull’essere e l’apparire. Dice infatti l’autore: “Cos’è vero e cos’è falso… in una società che ha fatto del vero il falso e viceversa, che significato ha distinguere tra le due essenze?
Con queste premesse, diventa inevitabile allora allargare la questione, riflettendo sulla Fotografia: ormai abbandonata da tempo l’idea che essa non sia mai una semplice riproduzione della realtà, e preso atto che illusione e rivelazione sono le due identità con cui la fotografia si è proposta fin dalla sua nascita nel lontano 1839, ecco che allora si schiudono nuovi territori del possibile, in cui l’immaginario può trasformarsi in ipotesi concrete e afferrabili. Per dirla con Claudio Marra, “nella fotografia realtà e finzione non riescono mai a fare a meno l’una dell’altra, così da favorire originalissime forme di contaminazione.”
Rinaldi usa la maschera, simbolo e oggetto cerimoniale, diffusa in tutte le culture fin dalle epoche più remote; usata in rituali magico-religiosi, come catalizzatore di forze misteriose, trait d’union tra il mondo terreno e la sfera di spiriti e dei. Nelle culture occidentali, una volta perduto il significato primario, è divenuta travestimento psicologico, celando con la sua immutabile plasticità i sentimenti umani.
L’autore sceglie di ribaltare e confondere i termini, infondendo in essa il soffio vitale dell’anima, dotandola di uno sguardo umano, così vivo e penetrante da destabilizzare la logica corrente delle nostre percezioni. Allo stesso tempo ricorre alla terra per cristallizzare in un eterno istante i volti, rifuggendo le sirene ammaliatrici del ritratto estetizzante, per pietrificare sotto lo spessore dell’argilla, le emozioni che solitamente traspaiono dai lineamenti.
Nelle immagini, attraverso le concrezioni della materia sull’epidermide e sotto lo spessore della maschera, l’animato e l’inanimato, il maschile e il femminile, subiscono uno slittamento e una compenetrazione di piani, dando vita a nuove e trasversali identità. A questo gioco delle parti, a questa illusione premeditata ad arte che sembra suggellare le antiche visioni animiste e concretizzare le profezie di nuovi idoli, la fotografia, riesce a conferire un attestato di veridicità; estremizzando e aggiungendo fascino concettuale a ciò che diceva Barthes: “l’oggetto fotografato viene sempre presupposto e vissuto come reale da colui che osserva la fotografia”».

Fabio Rinaldi nasce a Trieste nel 1955 dove vive. Segue i processi della comunicazione visiva con particolare impegno verso la fotografia di reportage e di ritratto. È impegnato anche nell’organizzazione e diffusione della fotografia, Ha curato l’allestimento di numerosissime mostre sia di autori affermati che di nuovi talenti. Ha ideato il premio città di Trieste al reportage e fa parte dell’organizzazione del festival triestèfotografia. Numerosi i premi e riconoscimenti ottenuti. Sue fotografie sono presenti al Museo Nazionale della fotografia di Brescia, all’Accademia Carrara di Bergamo e al Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena. Ha collaborato alla realizzazione di numerose pubblicazioni.


© 6 Febbraio 2011

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