Etica e natura in un seminario dell’Università
di C.S.
Incontro promosso dal Centro Interdipartimentale per la ricerca didattica
Il Centro Interdipartimentale per la ricerca didattica (CIRD) dell’Università di Trieste organizza il seminario Etica e natura: l’etica ambientale come “nuova” etica ecologica, nell’ambito del Laboratorio multidisciplinare di formazione per insegnanti.
Sarà relatore il professor Armando Savignano.
Il seminario si terrà giovedì 10 febbraio, dalle ore 15.30 alle 17.30, presso la saletta conferenze di via E. Weiss, 21 (comprensorio di San Giovanni, ingresso sul retro dell’edificio).
Il problema della comunicazione – specialmente nella sua valenza etica – non può essere scisso da quello dell’educazione ai valori ambientali. Le predette prospettive non possono tuttavia eludere il punto di vista di un’etica dell’ambiente quale sfondo e fondamento per attribuire credibilità ed efficacia alle sfide poste dalla crisi ecologica. È decisivo affrontare il tema dell’educazione ambientale e delle aporie che ne scaturiscono specie alla luce delle sfide poste dallo sviluppo sostenibile, che rappresenta un “obiettivo globale” poiché fornisce una struttura di base per l’integrazione tra le politiche ambientali e le strategie di sviluppo, e inoltre costituisce uno dei principali strumenti di programmazione per superare il circolo vizioso tra degrado ambientale-sottosviluppo-consumi eccessivi e far sì che la crescita si traduca in uno sviluppo effettivo dei paesi del Terzo Mondo. La sostenibilità è anche un problema filosofico, occorre anzitutto chiarire che lo ‘sviluppo’ allude di fatto alla civiltà umana.
La nozione di civile rimanda a cives e a civitas. Un uomo è tanto più civile quanto più si organizza in una civitas, cioè quando organizza bene una comunità politica. Che uno sviluppo delle forme naturali di vita sia o no sostenibile, è questione che si pone solo un essere umano.
Anche perché è quasi sempre un essere umano a creare situazioni insostenibili.
Essendo, dunque, la sostenibilità una faccenda umana, essa assume valenze etico-politiche e socio-economiche. La responsabilità umana non può tuttavia essere concepita come una sorta di semplice sostegno ai processi naturali (come avviene in H. Jonas),deve piuttosto essere pensata come bonifica dell’umano che si rapporta alla natura e anche come bonifica della natura, perché si rapporti convenientemente all’umano.
Per maggiori informazioni:
dott.ssa Anna Maria Ferluga, Segreteria del CIRD
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© 4 Febbraio 2011