Inchieste: “Riuso” del Porto Vecchio, è confermato l’imbroglio politico
di PGParovel
Il cosiddetto Porto Vecchio, in realtà quasi coevo di Porto Nuovo (sono ambedue d’epoca absburgica) è il più disponibile e strategico dei Punti Franchi del Porto Franco internazionale di Trieste, racchiusi da un’apposita cinta doganale vigilata dalla Guardia di Finanza.
Sino agli anni ’70 forniva migliaia di posti di lavoro in zona franca e rimane, con gli altri Punti Franchi portuali, una possibilità di lavoro e sviluppo unica tra i porti del Mediterraneo e d’Europa. Pure insopprimibile perché vincolata a strumenti specifici di diritto internazionale che l’ordinamento italiano e comunitario europeo non possono superare ed hanno dovuto recepire.
Ma proprio per questo è concorrenziale al sistema dei porti italiani più influenti che operano in regime doganale ordinario.
Quarant’anni di degrado pilotato
Poco dopo aver riacquisito definitivamente la sovranità su Trieste col Trattato di Osimo del 1975, l’Italia vi ha perciò avviato una strategìa politico-economica riduttiva che (oltre a far crescere il porto sloveno concorrente di Capodistria) ha ridotto e mantenuto al minimo l’attività ed i collegamenti del porto e dei Punti Franchi.
Ed ha svuotato gradualmente quello del Porto Vecchio dalle attività produttive di zona franca, impedendo che se ne insediassero altre ed omettendo le manutenzioni per indurvi un degrado che consentisse infine di eliminarlo con un riciclaggio speculativo immobiliare tra politici e costruttori.
L’operazione di riciclaggio speculativo
Il riciclaggio speculativo finale dell’area è stato avviato alcuni anni fa, quando i cittadini si erano ormai abituati a vederla vuota. I partiti di maggioranza e di opposizione, con alla testa il sindaco Roberto Dipiazza, hanno incominciato a spacciare l’operazione per “restituzione alla città”, o “riuso” urbano, con l’avallo delle istituzioni coinvolte ed una copertura mediatica totale che ne occultava la funzione e le prospettive di zona franca. Respingendone in silenzio le richieste di utilizzo che continuavano ad arrivare da richiedenti italiani ed internazionali, mentre il Comune variava in sede urbanistica la destinazione dell’area senza averne la potestà.
L’obiettivo era la concessione in affitto illegittima per 70 anni della gran parte del Porto Vecchio ad un’apposita holding edilizia, immobiliare e finanziaria perché ne occupasse gli spazi con attività minori e residenziali ordinarie.
Denuncia stampa e reazioni
Siamo stati i soli ad intervenire a livello stampa, da maggio a dicembre dello scorso anno, con una forte e serrata campagna d’informazione e denuncia sul nostro precedente settimanale d’inchiesta cartaceo, di successo e diffuso con vistose locandine in tutte le edicole oltre che leggibile in rete.
Le controparti non hanno reagito apertamente, ma a dicembre il presidente in scadenza dell’Autorità Portuale, Claudio Boniciolli, si è affrettato a firmare prima di andarsene la concessione illegittima aggiudicata nel frattempo a “Portocittà”, una srl (!) formata un potente cartello immobiliare edilizio di costruttori (Maltauro, Rizzani De Eccher) e finanziatori bancari.
Copertura propagandistica
Fatto il colpo, i politici e le istituzioni locali lo hanno esaltato in coro come “riuso” produttivo riuscito, promettendo alla città in crisi l’apertura immediata dei cantieri con una quantità di posti di lavoro subito. Senza contraddittorio, perché la nostra voce unica d’opposizione è stata prontamente ridotta al silenzio dall’editore, che ci ha chiuso il giornale a sorpresa censurando di fatto questa e le altre nostre campagne d’informazione contro il malaffare. Riprese perciò con la Voce di Trieste, per intanto in rete.
La smentita dei costruttori
La propaganda sui posti di lavoro immediati era soltanto, come ovvio, un’ennesima bugìa politica vergognosa per squalificare le critiche e far bottino immeritato di voti tra i cittadini colpiti dalla disoccupazione. E lo ha appena dimostrato, a poco più di una mese di distanza, la stessa “Portocittà”.
Chiarendo pubblicamente – con serietà imprenditoriale doverosa – che occorreranno invece almeno due anni e mezzo solo per incominciare la costruzione delle strutture per la nautica da diporto che costituirebbero la prima parte del progetto, ed addirittura 11 (undici) anni per terminare i lavori sugli edifici dove dovrebbero poi insediarsi le altre attività nuove, tutte ancora da cercare e confermare.
Senza tener conto, aggiungiamo noi, del problema eluso ma insopprimibile del regime e della cinta doganali di zona franca, né della fondatezza dei ricorsi già in atto e di prossima presentazione per l’annullamento della concessione illegittima.
L’imbroglio è confermato
L’imbroglio colossale di questo “riuso” del Porto Vecchio, già evidente nelle violazioni di legge e nella conduzione preparatoria ingannevole dell’operazione, è dunque confermato dal fatto che il risultato concreto ed immediato della concessione illegittima sarà soltanto, e comunque, quello di bloccare per almeno altri dieci anni il vero “riuso” produttivo e legittimo dell’area, che è quello di zona franca internazionale.
Cioè di paralizzare durante la peggiore crisi economica di Trieste – e generale – l’unica nostra risorsa vera e speciale di lavoro e sviluppo. Rubandoci, in concreto, migliaia di posti di lavoro seriamente possibili in tempi molto più rapidi, dato lo sviluppo delle zone franche in tutto il mondo.
Mentre qui anche il resto del porto viene tenuto al minimo, e si insiste a riassegnarne politicamente la presidenza ad una funzionaria amministrativa generica invece che a persona esperta di livello internazionale, come prevede la stessa legge italiana.
Il problema dell’omertà
A questo punto costituisce un problema, specifico e generale, di difesa della legalità e dei cittadini anche la constatata omertà totale di politici ed istituzioni che ha reso possibile una rapina politico-economica così clamorosa e spudorata.
É infatti un’anomalìa democratica evidente che tutte le forze politiche locali, di maggioranza ed opposizione, e tutti i responsabili istituzionali coinvolti, collaborino attivamente o passivamente per realizzare e coprire un’operazione speculativa di proporzioni economiche tanto colossali, e di tale danno alla collettività in violazione dell’ordinamento internazionale ed interno.
Tantopiù che abbiamo già riscontrato e denunciato omertà analoghe in materia di appalti, urbanistica, edilizia, compravendite di beni pubblici, e quant’altro.
Indaghi la Procura
Sul piano logico e dell’esperienza comune questo tipo di omertà può trovare spiegazione soltanto in tre generi classici di corruzione dei poteri politici: l’incapacità di capire cosa sta veramente accadendo, l’obbedienza ad ordini illegittimi, l’obiettivo di ottenere contraccambi illeciti in soldi e/o voti.
E questi aspetti valutativi del caso rientrano nell’ambito d’indagini doveroso non solo di noi giornalisti, ma anche ed anzitutto della Procura della Repubblica.
Paolo G. Parovel
Per una comprensione più completa del problema alleghiamo in ordine di date inverso (iniziando dalle più recenti) le inchieste principali che abbiamo già pubblicato in merito, alle quali potete accedere cliccando sul titolo in corsivo nel seguente elenco:
1. Sul problema e le operazioni illegittime: Porto Vecchio: riciclaggio immobiliare illegittimo (4.12.2010); Porto Vecchio: l’assenso della Sovrintendenza è illegittimo (27.11.2010); Porto Franco: la tentata rapina del Porto Vecchio (20.11.2010); Difendiamo assieme il nostro Porto Franco Internazionale (13.11.2010); Chi ruba a Trieste il vero lavoro possibile (6.11.2010); Autorità Portuale: sono illegittime le candidature Dipiazza e Monassi (16.10.2010); Porto e disoccupazione: perché non riattivare subito il sistema dei Magazzini Generali nel Porto Vecchio? (16.10.2010); Riflessioni su Trieste e il suo mare (9.10.2010); Porto Vecchio: la cessione agli speculatori va fermata (2.10.2010); Basta nomine politiche al Porto: assumere esperti internazionali! (25.10.2010); Le zone franche aumentano e prosperano in tutto il mondo, tranne che da noi… (25.10.2010); Porto: una svolta chiara in otto punti fondamentali (22.5.2010).
2. Sul regime attuale e storico del Porto Franco Internazionale: Porto Franco di Trieste: le norme per i diritti nostri ed internazionali (27.11.2010); 1719: l’atto di nascita della Trieste moderna (13.11.2010); Il regime di Porto Franco a Trieste (2.10.2010).
(foto tratta da http://www.cargolaw.com/2007nightmare_ital.florida.html)
© 4 Febbraio 2011