La Voce di Trieste

Una Voce per Trieste

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La Voce di Trieste nasce come risposta immediata ad un atto di censura stampa prepotente ed intollerabile per l’intera categoria dei giornalisti. Da maggio a dicembre del 2010 questa redazione indipendente ha sviluppato, con 31 numeri di un settimanale in edicola e scaricabile in rete, una linea combattiva d’inchieste documentate sulle reti di malaffare politico-economico che parassitano la città rubandole lavoro, dignità e vita. Dagli appalti all’urbanistica, all’edilizia, al porto, all’ambiente, all’assistenza e alla sanità, ai servizi ed alla spesa pubblici, alla giustizia, agli spazi culturali.
Un giornalismo di denuncia, difesa sociale e cultura che a Trieste è nuovo, ed ottiene consensi e risultati crescenti perché è necessario ed oppone con forza fatti incontestabili e razionalità ad una palude di disinformazioni, censure, omertà ed irragionevolezze.
La reazione avversaria è perciò cresciuta in silenzio concentrandosi negli ultimi mesi sull’editore, che il 7 gennaio ha bloccato improvvisamente l’uscita del giornale e l’ha azzerato espellendoci, con una forzatura immotivata ed offensiva (qui potete leggere i dettagli) che ha sorpreso ed indignato lettori, collaboratori e colleghi di altre testate.

Mentre il malaffare festeggiava, noi redazione, collaboratori e lettori ci siamo riorganizzati immediatamente per continuare la battaglia con La Voce di Trieste, lanciandola subito in rete e preparando il ritorno in edicola per poter raggiungere nuovamente le persone non informatizzate. Verso le quali potrete aiutarci voi, stampando col vostro computer copie degli articoli che troverete interessanti e diffondendole tra amici, colleghi di lavoro, vicini.
Abbiamo scelto una testata che ha richiami illustri nella storica Voce fiorentina cui collaborarono le migliori intelligenze italiane e triestine, e nell’impeccabile, moderna Voce di Montanelli. Vi proponiamo una linea di chiarezza, riflessione e cultura indipendente da partiti, illusioni ideologiche, slogan e luoghi comuni, nei valori etici e spirituali cavallereschi di bene, verità, coraggio e difesa dei più deboli.
E nella visione culturale, politica ed economica fertile di una Trieste che ritrovi consapevolezza della sua dimensione multiculturale mitteleuropea del passato ed europea del presente e del futuro, liberandosi dai ristagni morbosi nelle suggestioni ideologiche e nazionali del Novecento.
Abbiamo simbolizzato questi concetti nella testata con il sigillo che ha accompagnato gli atti della città per mezzo milennio, i nuovi simboli dell’Eruopa unita e la traduzione del nome del giornale nelle lingue delle comunità cittadine e delle regioni contermini.
Ma per ottenere dei risultati occorre anzitutto rompere silenzi e censure con Voce chiara ed energica: chi che tasi i lo sepelisi, chi tace finisce sepolto, dice qui la saggezza popolare. E non c’è nemmeno più tempo da perdere, perché ci stanno davvero seppellendo città, porto, lavoro, dignità.
Si può ormai contare soltanto sulle capacità di autodifesa della società civile, e lo dimostra perfettamente la nostra esperienza dell’anno passato: sono bastati otto mesi di giornalismo indipendente per rivelare e denunciare una quantità incredibile di malaffari impuniti a danno della collettività, prendendo anche letteralmente con le mani nel sacco personaggi pubblici di rilievo, a partire dal sindaco uscente, Roberto Dipiazza.
E tutte le inchieste che abbiamo pubblicato erano così documentate ed imparziali che qualsiasi parte politica onesta e responsabile, di maggioranza od opposizione, avrebbe potuto e dovuto farle immediatamente proprie per giuste battaglie risanatrici.
Invece non lo ha fatto nessuna, ed hanno anzi reagito praticamente tutte con avalli al malaffare o  silenzi omertosi, e con manovre sotterranee per metterci a tacere.
E questo significa, secondo logica ed evidenza, che l’intera classe politica locale, salvo singole eccezioni personali, è ormai degradata al punto che nel concreto non si distingue nemmeno più in partiti, ma in tre categorie trasversali: i corrotti, gli incapaci e quelli che sono ambedue le cose.
Accade visibilmente anche altrove nel Paese. Ma qui, al di là delle stesse sacrosante indignazioni, non possiamo permettercelo. Perché Trieste non è solo una delle tante aree produttive in crisi dappertutto. É anche fossilizzata nel ruolo di ex appendice economica e psicologica di frontiera dei tempi della guerra fredda finita vent’anni fa. Una specie di capsula del tempo di pochi chilometri quadrati dove si rimuginano ancora idee e torti veri o presunti del secolo scorso, mentre tutto il mondo circostante – subito oltre il Timavo ed i confini aperti con la Slovenia – vive e lavora nel presente del terzo millennio.
Per vivere nel presente occorre averne infatti una percezione equilibrata accompagnata da una corretta memoria del passato. Qui invece ci siamo lasciati privare di ambedue, surrogando la memoria storica con le propagande del nazionalismo di confine ed il senso dell’oggi con pregiudizi e con progetti per forse dopodomani. E la classe politica inetta e parassitica che ci ritroviamo sulla schiena è sintomo evidente, prima che concausa, di questi mali.
Che sono sempre più gravi, e nasconderlo come fanno costoro ed i media condizionati serve solo a peggiorarli: il lavoro continua e venir meno per tutte le attività e fasce d’età produttive, la disoccupazione diventa senza speranza, i giovani si sentono senza futuro e la maggioranza dei pensionati è in gravi ristrettezze, mentre le assistenze sociali si riducone e le povertà vecchie e nuove si aggravano per un numero crescente di persone e famiglie.
Che soffrono in silenzio dignitoso, ma sbagliato, mentre quella pseudo-classe dirigente finge di non vedere continuando nei suoi balletti pubblici volgarmente ostentati di chiacchiere, vanterie e soldi.
Eppure Trieste ha anche risorse potenziali di lavoro straordinarie che altri non hanno, come il regime di porto franco con i grandi spazi liberi del cosiddetto porto vecchio, che la stessa classe politica ci sta invece sottraendo illegalmente per i suoi affari con la speculazione edilizia ed immobiliare, mentre noi siamo sinora i soli a denunciare questa rapina.
Cosa si può fare? Reagire con liste e partiti sul loro stesso piano? No, perché in questa situazione si finirebbe emarginati o fagocitati, com’è già accaduto con il colossale fallimento storico della Lista per Trieste.
I parassiti politici sono vulnerabili solo sul piano esterno del consenso sulla cui manipolazione si reggono. Ed i soli strumenti per impedirglielo sono quelli della libera società civile, che si dimostrano efficaci persino nelle terre di mafia.
A cominciare proprio dal “quarto potere” della libera informazione. Che però non è fatta solo dai giornalisti come noi e da testate come questa, ma anche dai lettori e sostenitori, a formare un unico corpo virtuale di idee ed azioni utili e di solidarietà morale e materiale. I numeri ci sono, perché a pensarla così siamo in tantissimi, una vera maggioranza silenziosa.
E adesso abbiamo anche la Voce per farlo. Che non è quella dei tanti spudorati politici che si arrogano il diritto di dire quello che “Trieste vuole” quando ne rappresentano solo frazioni e fazioni d’interesse proprio. Questa vuol essere la Voce vostra, ed in particolare di tutti quelli che sinora non l’hanno avuta per esprimere verità scomode.
Pubblicheremo quindi le notizie e le opinioni nostre e della gente, ma non quelle dei politici e dei partiti che intasano di chiacchiere e propagande gli altri media. Con i quali non siamo però in concorrenza poiché abbiamo un ruolo diverso. Non pubblicheremo nemmeno propagande elettorali, ma prima delle elezioni daremo a tutte le liste un breve spazio eguale e gratuito dove sintetizzare i loro programmi, come servizio informativo agli elettori perché possano valutarli per le idee e non per il peso numerico ed i soldi: la cosa pubblica non è una vendita di detersivi.
Sui primi numeri troverete il mio nome anche come proprietario ed editore della testata, che in realtà non sono mie personali: si tratta soltanto di una soluzione temporanea per poter uscire subito, in attesa di cedere gratuitamente questi ruoli ad un’apposita organizzazione per la stampa indipendente.
Ed anche per il resto vedremo di fare del nostro meglio per meritare la vostra attenzione, comprensione e fiducia.

Delle quali vi ringraziamo sin d’ora, di cuore.

© 21 Gennaio 2011

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