La Voce di Trieste

Il secondo libro di Marina Cerne

di

“Vagabondando. Alla ricerca della propria strada”, edizioni Battello, è stato presentato al Caffè Tommaseo.

Presso lo storico Caffè Tommaseo di Trieste, è stato presentato il secondo libro di Marina Cerne Vagabondando. Alla ricerca della propria strada, uscito per le edizioni “Battello”. Si tratta, come ha spiegato l’autrice stessa, della narrazione di “un pezzo di vita di chi […] va in cerca della propria strada: di un lavoro, di un ruolo nella società” attraverso la quale Cerne spera di fornire al suo pubblico “una piccola iniezione di ottimismo e di speranza”.
Il libro è stato presentato come un racconto di “uno stato d’animo”, quello della ricerca della propria strada, appunto; ricerca attraverso la quale il volume vuole spiegare come non sia facile il percorso della vita, come esso sia disarticolato in vari molteplici sentieri che si aprono su molteplici conoscenze ed esperienze.
L’autrice, che è anche protagonista, racconta, con naturalità e vivacità, la propria esperienza del mondo – degli U.S.A. e anche dell’Europa Orientale, in particolare l’U.R.S.S. –  nell’immediato dopoguerra, quando ancora le tensioni tra i paesi sembravano rinnovare quelle della guerra, ma si andavano anche formando gruppi di giovani che auspicavano l’unione europea: i federalisti, e gli associati alla S.I.O.I. – Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, un ente morale impegnato nel campo della formazione sul tema della cooperazione internazionale e nello sviluppo delle relazioni internazionali.
Nel volume si rincontrano personaggi, anche di grande importanza, come Sergio Romano, con i quali la protagonista è entrata in contatto proprio durante le sue esperienze di lavoro. Ma il libro diviene quasi un “recupero di memoria” e va oltre la dimensione personale dato che in esso viene ripercorsa anche la storia di istituzioni e associazioni importanti nel campo dell’associazionismo internazionale diplomatico-economico: oltre ai momenti di vita famigliare, come i rapporti con la madre, i ricordi del padre, della villa di Ostia, infatti, vengono ripercorsi momenti della storia, ad esempio, del Collegio Europeo di Bruge, luogo di formazione dei primi funzionari e diplomatici europei, dell’istituto di Saarbrücken, città al confine tra Francia e Germania, presso il quale si costruì il tentativo di formare una zona europea, proprio nel Saarland, in un momento in cui ancora erano tesi i rapporti tra Francia e Germania, dell’Istituto Europeo di Nancy, in Lorena.
In questo volume, insomma, vengono narrate con vivacità situazioni e vicende storiche e personali, anche difficili e tese. Ma proprio da queste, ha spiegato l’autrice, è stata in grado di imparare personalmente come “per tirare fuori le cose positive bisogna anche inghiottire quelle negative”. Si tratta quindi di un messaggio di positività e di ottimismo, come si è detto sopra.  
Nel corso della presentazione, però, si è giustamente ricordato anche l’impegno di Cerne, la sua importante attività come funzionario della S.I.O.I, il suo impegno nella divulgazione di Biagio Marin negli Istituti di Cultura Italiana e il suo contributo nella creazione del Collegio del Mondo Unito.
In sostanza con questo volume, diviso in capitoletti dai titoli spesso ironici, Cerne ha voluto comunicare, insegnare “la bellezza delle cose difficile”. Ne emerge un’ immagine della protagonista come di una persona “girovaga”, impegnata in numerose e varie attività di valenza internazionale, ma sempre comunque legata alle proprie radici triestine e regionali e caratterizzata da una celata e “naturale” femminilità.
La narrazione è accompagnata dai disegni della zia dell’autrice, Argentina Cerne.
Marina Cerne, tirestina d’origine ma residente attualmente a Gorizia, laureata al Cesare Alfieri di Firenze e diplomata presso gli Istituti Europei di Nancy e Saarbruecken, è stata funzionario della S.I.O.I., responsabile dei Corsi di Formazione internazionale e assistente dello storico J.B. Duroselle.

© 13 Gennaio 2011

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