Parlamentari, favolette e responsabilità vere
di PGParovel
Ci si è accorti ormai da decenni che i parlamentari – deputati e senatori – di vario colore e comunque eletti da o per Trieste non contano o non combinano quasi nulla per la città: siano truppa politica di varia natura cresciuta nelle greppie di liste e partiti, oppure intellettuali o professionisti utilizzati solo perché più presentabili.
Saltano fuori sotto elezioni promettendo di tutto, ma dopo eletti scompaiono nel calderone romano curandosi i fatti propri e di partito (se ne possono verificare le attività sul sito internet del Parlamento) con attenzioni all’elettorato locale nulle o minime: qualche intervento parlamentare o progetto di legge pro forma, qualche dichiarazione stampa. Senza pudore visibile per gli impegni assunti con gli elettori – noi – in cambio di una poltrona strapagata in soldi e privilegi.
Ed ai rimproveri oppongono spesso che la Costituzione li fa liberi dal vincolo di mandato, cioè dall’obbligo di rispettare gli impegni assunti con la collettività ed i partiti per farsi eleggere.
Fingendo di non sapere che i Padri costituenti hanno escluso loro il vincolo di mandato, assegnato la rappresentatività integrale della nazione e garantito l’immunità parlamentare, per dar loro la libertà di agire nell’interesse collettivo secondo coscienza e sottratti ad abusi giudiziari ritorsivi.
Mica per oziare, o tradire la parola data alla gente, o vendersi, o delinquere impuniti, come vediamo invece accadere ogni giorno, e sempre più sfacciatamente quasi fosse cosa normale e tollerabile, in un Parlamento che troppi suoi membri e loro referenti esterni considerano e trattano ormai da bordello politico.
Oggi più che mai, quindi, chi viene eletto in Parlamento (ma anche nelle amminisrazioni locali) può fare qualcosa di utile e giusto per i suoi elettori – e con ciò per la nazione – soltanto se oltre ai requisiti minimi di onestà, capacità e competenza, ha anche quelli del combattente politico intelligente, libero, coraggioso e deciso.
Cioè una somma di qualità che oltre ad essere rare non vengono premiate ma represse, anche nelle candidature, dal sistema di “poteri forti” più o meno criminali che controlla notoriamente il Paese riducendo anche organi elettivi a palcoscenici di marionette ed ombre.
Questo vale purtroppo anche per Trieste, dove da molti anni nessuno dei parlamentari eletti da e per noi sembra rispondere, del tutto od in buona parte, a quel profilo necessario. Tantopiù che le loro ricomparse a soggetto sulla stampa locale sono spesso poco credibili, fastidiose e sospette sui contenuti e gli scopi.
Accade ora infatti che il deputato del centrosinistra Ettore Rosato tenti di rimediare sul Piccolo (31.12, p. 15) alla nostra denuncia della favoletta ruffiana e lagnosa secondo cui tutti i mali di Trieste sarebbero frutto di strapoteri invisibili del silente Giulio Camber, senatore, e non anche, e forse ancor più, di tutto un groviglio autonomo e preesistente di intrallazzi trasversali fra interessi speculativi e politici e partiti di tutti i colori.
Rosato infatti ci rispaccia integralmente questa storiella, credibile soltanto per chi non ha sufficiente memoria storica o cognizione dei tanti malaffari che condizionano la politica locale da decenni. Quando Giulio Camber era appena ad inizio carriera, e chi scrive era l’unica vera opposizione indipendente in un consiglio comunale ancora di 60 membri, più vispo dell’attuale gregge di 40 e con tutti i poteri deliberativi poi passati alla giunta, il controllo diretto sulle municipalizzate, e pure quello indiretto sulla sanità.
É documentato ad esempio che almeno dai primi anni ’80, dunque pre-camberiani, gran parte delle scelte più discusse in materia urbanistica, edilizia e degli appalti si deve a solidarietà trasversali anche sfacciate, e tuttora impunite nonostante indagini e procedimenti giudiziari, delle parti politiche di turno con appaltatori e speculatori edilizi ed immobiliari, riuniti persino in “cartelli” per condizionare gli appalti. Con gli ovvi benefici finanziari ed elettorali per politici e partiti.
Ed è evidente che anche qui, dopo beccati con le mani nel sacco della vecchia Tangentopoli alcuni pochi ora spacciati addirittura per vittime, i sistemi di corruttele non si sono interrotti, ma rinsaldati nei metodi e nelle coperture istituzionali e di stampa. In un ambiente politico-economico nazionale reso sempre più pericoloso dalla crescita incontrastata dell’entità e delle influenze dei capitali di riciclaggio criminale e dell’evasione fiscale.
Camber non è certo un santo eremita della politica, e l’attuale maggioranza di centrodestra locale non offre meno motivi di ripugnanza che quella nazionale.
Ma Rosato, o chi per lui, devono incominciare a spiegarci come e perché anche l’attuale opposizione politica di centrosinistra, già maggioranza con Illy, risulti da decenni complice costante, attiva e passiva, dei suddetti intrallazzi e delle loro coperture: negli appalti, sugli inquinamenti, nei piani regolatori, nelle concessioni edilizie, nel riciclaggio speculativo immobiliare dei 70 ettari di zona franca portuale produttiva, e persino della scandalosa vendita illecita un terreno comunale al sindaco Dipiazza perché lo rivendesse lucrandoci ai soliti amici costruttori.
Tant’è vero che dagli anni ’80 ad oggi le sole denunce pubbliche ed alla magistratura le hanno dovute fare di propria iniziativa ed a proprio rischio e pericolo alcuni cittadini, incluso chi scrive, comitati spontanei – anche di tre persone, come per Rio Martesin – e qualche organizzazione ambientalista (in particolare gli Amici della Terra, ora Greenaction Transnational – Alpe Adria Green).
Mentre gli stessi oppositori politici, a parole, degli asseriti superpoteri occulti del Giulio Camber non risultano avere mai fatto nemmeno nulla di concreto per contrastarli. Stanno persino favorendo il ritorno di Marina Monassi alla presidenza del porto spettegolando sui suoi legami privati col Camber, quando il problema d’interesse pubblico è invece accertare seriamente se la candidata abbia o meno i requisiti tecnici e giuridici stabiliti dalla legge e richiesti dal buonsenso per quell’incarico.
É quindi evidente che le possibili spiegazioni razionali di una situazione simile si riducono a due: o questa dirigenza del centrosinistra è anch’essa, in qualche modo, una controllata o socia della presunta onnipotenza del Giulio Camber, oppure è partecipe in proprio, assieme al centrodestra, di altre consociazioni trasversali di interessi poco o per nulla leciti, ed in concorrenza con quelli di lui.
Ma in ambedue i casi, egualmente scandalosi, coloro che sono comunque corresponsabili attivi o passivi di queste compromissioni gravissime del centrosinistra devono almeno smetterla di raccontarci favolette, e farsi decentemente da parte.
Prima che ci debbano pensare gli elettori, togliendo drasticamente il voto a tutte le forze politiche colluse, siano d’opposizione o di governo.
© 12 Gennaio 2011