Aree inquinate di Trieste: l’Europa impone anche qui la bonifica allo Stato
di PGParovel
L’Italia sotto osservazione di Bruxelles dopo un primo provvedimento dalla corte europea in vista di nuove condanne e sanzioni se roma non provvederà secondo i suoi obblighi. Il governo non può costringere fraudolentemente a pagarla le imprese che non hanno inquinato.
Nell’anomalo clima di legalità opzionale delle pubbliche amministrazioni triestine, sul quale abbiamo chiesto sul numero scorso nuove indagini delle Procure ordinaria e contabile, accadono da tempo cose molto strane anche sui problemi delle bonifiche degli inquinamenti da discariche industriali.
Problemi qui scandalosi e rilevantissimi per l’economia della città e la salute della popolazione, perché proprio con l’avallo e persino ad opera delle amministrazioni pubbliche che avrebbero dovuto impedirlo sono stati – ed in parte vengono ancora – inquinati con la discarica sistematica di rifiuti tossico -nocivi oltre ogni limite di legge, a terra, in mare e nell’aria, quasi tutta la zona industriale e portuale della città, dalle Noghere al terrapieno di Barcola, paralizzandone gli utilizzi dopo che è stata perciò riconosciuta e dichiarata Sito inquinato d’interesse nazionale, più il terrapieno “Acquario” realizzato di recente sulla costiera muggesana.
Rimanendo contemporaneamente aperti anche i problemi d’inquinamento urbano ed ambientale terrestre, marino ed atmosferico a vasto raggio – sino in Slovenia, con le relative conseguenze internazionali – della Ferriera di Servola, dell’inceneritore di rifiuti ACEGAS-Aps e del depuratore fognario cittadino.
Ma, come ormai noto, per la nostra zona industriale e portuale Roma vuole imporre la gran parte dei costi della bonifica alle imprese che non solo non hanno inquinato, ma sono vittime dell’inquinamento. E lo fa con l’appoggio incredibile di buona parte delle istituzioni e della politica locali, a cominciare dal sottosegretario all’ambiente Roberto Menia, di fresche dimissioni ma per motivi politici nazionali.
Istituzioni e politici che per il terrapieno Acquario di Muggia favoleggiano di imminenti riusi balneari e turistici senza le necessarie bonifiche con asporto dei materiali tossici, mentre sul terrapieno di Barcola, alla diossina e quant’altro, hanno lasciato non solo insediare e rimanere attività sportive, ricreative e balneari, ma anche progettare di sloggiarle per “riusi” speculativi intensi nell’ambito del riciclaggio immobiliare illecito dei 70 ettari vincolati a zona franca del cosiddetto Porto Vecchio.
Ci siamo ben accorti da anni e decenni che nel particolare regime locale di “legalità sospesa” si concede a chi rappresenta i poteri non solo di dire, ma anche di fare, impunemente cose del genere, ed altre non meno gravi. E che questo è stato reso possibile da una vistosa carenza d’informazioni giornalistiche adeguate e non episodiche ai cittadini, con la quale si impedisce loro di capire bene quello che sta succedendo, e quindi di reagire con le proteste efficaci o col voto.
E nel caso degli inquinamenti e delle bonifiche si tace non solo su violazioni patenti e continuate delle norme europee e dell’ordinamento italiano, ma anche sul fatto che in materia l’Unione Europea ha già comminato dal 2007 una condanna specifica all’Italia e ne sta monitorando le inadempienze ulteriori, preparando nuove contestazioni, denunce e prevedibili condanne, pure con pesanti sanzioni.
Che rischiano di costare allo Stato più dei costi delle bonifiche che non vuole affrontare, qui a Trieste come altrove, con comportamenti che vanno dall’omissione alla tentata frode verso imprese e cittadini, ed a danni e pericoli anche gravissimi per la salute pubblica.
Su tutto questo abbiamo ottenuto dalla cortesia di Greenaction Transnational un documento di aggiornamento preciso, eloquente ed illuminante della Commissione Europea – Direzione Generale Ambiente, appena giunto (16 dicembre) in risposta ad una delle numerose segnalazioni e denunce efficaci di quest’associazione.
Lo pubblichiamo quindi integralmente, per conoscenza da parte dei nostri lettori e perché possano tenerne doverosamente conto le amministrazioni pubbliche competenti, le organizzazioni delle categorie economiche ed altre coinvolte, nonché le sedi giudiziarie che hanno in corso indagini specifiche, o ne abbiano archiviate senza possedere queste informazioni.
© 18 Dicembre 2010