La Voce di Trieste

Porto Franco: la tentata rapina del Porto Vecchio

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Una gigantesca frode politico-economica alla città con l’appoggio di tutti i partiti

Perdonate se insistiamo, ma ne va letteralmente del pane e del lavoro della città: tutti i politici locali, ormai in campagna elettorale, e la stampa che li asseconda (ma anche i sindacati) continuano a fingere di ignorare l’allarme documentato che stiamo lanciando in queste settimane sul fatto che costoro stanno per cedere il Porto Vecchio alla speculazione edilizia e per attività non portuali.
Eppure è la rapina del secolo ai danni di Trieste. Anzi di due secoli, perché per tutto il Novecento non ha osato tentarla nessuno, né l’imperio del regime fascista, né le corruttele della democrazia repubblicana. Doveva arrivare quest’infimo regime gelatinoso ed ancora più corrotto ed inetto di faccendieri, fanatici intolleranti, opposizioni pecorine e media servili.
Ed è anche la rapina più rovinosa che minaccia la città perché, come abbiamo già spiegato e stiamo documentando, il nostro Porto Vecchio non è affatto un’area dismessa qualsiasi da “riqualificare”, come vi raccontano questi signori che l’hanno tenuta apposta in abbandono e degrado, ed i grossi costruttori edili loro amici.
É invece una zona franca portuale libera di 70 ettari per lo stoccaggio e la lavorazione di merci in extraterritorialità ed esenzione doganale, con privilegi di diritto internazionale inviolaibli e superiori a quelli della maggior parte delle zone franche che stanno proliferando in tutto il mondo.
Una risorsa unica nel Mediterraneo, e basta offrirla seriamente sul mercato internazionale per riattivarla creando in breve tempo decine di migliaia di posti di lavoro, tra generici e specializzati, per la nostra gente.
Abbiamo questa possibilità straordinaria, e nessun’altra, per far uscire almeno la nostra città dalla crisi di lavoro spaventosa e che qui sta affondando sempre più persone e famiglie.
Ed invece i politicanti locali irresponsabili, o peggio, che ci ritroviamo non solo non tentano di riattivare questa zona franca preziosa come tale, ma tentano appunto il colpaccio finale di cederla alla speculazione edilizia e ad attività non portuali che creerebbero pochissimo lavoro.
Il che è pura delinquenza politica ai nostri danni, ed esercitata con livelli di faccia tosta ed omertà simili, se non superiori, a quelli che altrove segnalano la presenza di “sistemi” mafiosi.
Con quale coraggio questi politici di destra, centro e sinistra strombazzano promesse di lavoro improbabile ai cittadini elettori sempre più in difficoltà, ma appoggiano o tacciono questa gigantesca rapina del lavoro possibile?
Ci prendono tutti per scemi, o contano sulle disinformazioni o la conigliaggine della stampa maggiore?
Eppure c’è chi tra loro se ne rende ben conto, sia nel centrosinistra, che però tace svagato o ruffiano, sia nel centrodestra.
Del quale abbiamo invece tre documenti ufficiali e qualificati opposti.
Sono due lettere, dell’allora presidente dell’Autorità Portuale Marina Monassi e del Ministro degli esteri Frattini, ed un’interrogazione del senatore Giulio Camber. Che dimostrano tutti ottima conoscenza, da anni, dei termini reali del problema, ed in sostanza danno clamorosamente ragione a noi contro l’armata Brancaleone locale del loro stesso centrodestra politico.
Le due lettere (quella di Monassi qui ridotta per stralci) sono risposte ad interpelli specifici dell’Associazione Porto Franco Internazionale di Trieste, mentre l’interrogazione è un’iniziativa autonoma di Camber.
In sintesi, la lettera della Monassi, ora ricandidata alla presidenza del porto, confermava già nel febbraio 2005 che l’Autorità Portuale ha l’obbligo di mantenere la destinazione originaria dei Punti Franchi del Porto di Trieste (incluso il Porto Vecchio), che possono essere ampliati o trasferiti in aree di pari caratteristiche ed estensione, ma non ridotti, né soppressi. Nemmeno, dunque, destinandoli ad altri usi.
La lettera di Frattini ne conferma nel 2008, a nome del Ministero degli Esteri, il regime di extradoganalità (extraterritorialità fiscale) smentendo tesi opposte dell’Agenzia delle Dogane.
L’interrogazione di Giulio Camber – allo stesso Frattini – è invece di pochi giorni fa, e rileva giustamente (e meritoriamente: gli altri parlamentari triestini non se ne sono accorti?) che l’Italia ha escluso Trieste dai programmi e finanziamenti speciali europei per la regione danubiana – della quale per economia e geografia facciamo parte da sempre e necessariamente – perché non ha presentato richieste di ammissione a fruirne.
Trieste sarebbe perciò il primo ed unico porto della regione danubiana a rimanere tagliato fuori da un’area di sostegno europeo allo sviluppo che andrà da Capodistria al Mar Nero.
In ogni caso, questi documenti dimostrano che alcuni vertici competenti del centrodestra politico nazionale e locale, simpatici o meno che siano, conoscono e seguono le prospettive portuali serie della città e sanno benissimo che cessione a terzi del Porto Vecchio sarebbe illegittima.
Dobbiamo dunque chieder loro pubblicamente perché non bloccano la cessione imbrogliona, e la lasciano fare e propagandare ai Dipiazza, Paoletti e quant’altri esponenti minori che rappresentano od appoggiano interessi evidentemente opposti a quelli della città. E se la Monassi ridiventerà presidente del porto, pensa di firmare lei la cessione, o spera che si inguai prima a firmarla l’uscente Boniciolli?
Ma dobbiamo anche chiedere contemporaneamente ai vertici locali del centrosinistra – ex partito dei lavoratori – perché invece di fare il proprio dovere d’opposizione ferma e coraggiosa per difendere il lavoro continuano ad appoggiare attivamente o passivamente anche questa rapina mostruosa.
Con la considerazione ovvia che sin qui tutti i suoi fautori od avallanti, quale che ne sia il colore, stanno tirando a fregare.
E con l’avviso per tutti che, avvicinandosi le elezioni, sta crescendo il numero di cittadini determinato a votare soltanto per i partiti o le liste che denunceranno pubblicamente il tentativo di rapina, se ne dissoceranno e si muoveranno subito e concretamente per bloccarlo.
Se invece lo faranno soltanto Di Pietro, De Magistris e Grillo, gli altri non vengano poi a lamentare propri crolli di credibilità.

E di voti.

© 20 Novembre 2010

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