Il colpo di stato graduale
di Direttore
Quando il potere, quale che sia, tenta di soffocare la libertà di stampa, occorre gridare la verità con ancora più forza, coraggio ed equilibrio anche da Trieste. Perchè non si tratta più di scelte politiche, ma della democrazia che consente di farle liberamente. Necessaria, perciò, come l’ossigeno per tutti i viventi. Va quindi detto chiaro che quello che sta accadendo nell’Italia di questi anni è un colpo di stato: atipico, postmoderno se volete, ma colpo di Stato.
La differenza, insidiosa, con quelli classici è che non è violento, rapido, né di un leader (non lo è il discusso Berlusconi) civile o militare. É invece morbido, graduale, disarmato, e di poteri trasversali che non appaiono affatto in superficie. Ed al posto delle armi comuni utilizzano quelle dei monopoli dell’informazione, della massa del denaro nero, delle infiltrazioni, devianze e corruzioni istituzionali, e della facoltà di far eleggere chi vogliono, per fargli fare le leggi che desiderano. Il tutto senza troppe scosse, per assuefazione graduale e con opposizioni a guinzaglio.
Ma come distinguere senza rischio di paranoie questo genere di golpe atipico? É semplice: dalle strategìe di attacco anomalo ai fondamenti della democrazia, ed anzitutto alla Costituzione. Quelle che teorizza da decenni l’inaffondabile pseudomassone Licio Gelli.
I limiti di queste operazioni nel Paese dipendono dai livelli di tolleranza interna. Ma c’è anche il limite esterno degli interessi di Paesi alleati. Lo sta violando il decreto per legare le mani a polizia e magistratura ed imbavagliare la stampa favorendo l’impunità di crimini e corruzioni. Perché minaccia direttamente le esigenze anticrimine e di sicurezza dell’UE, degli USA e dell’OCSE. E non tutto il Paese è inerte.
Ci avviciniamo ad una crisi di svolta, nel bene o nel male. Dove la stampa avrà comunque un ruolo decisivo.
© 19 Giugno 2010