Jakob Renko, pittore e poeta sloveno a Trieste
Pubblica raccolte di poesie e racconti brevi dal 1962: «La poesia è un’espressione estrema e valida solo se si ascolta la propria Anima»
Conosco Jakob Renko da molti anni: un mio grande amico, nel rispetto assoluto per un uomo che ha dovuto sperimentare avversità drammatiche di una società che non si cura di comprendere l’uomo, né l’artista genuino.
E con le vere amicizie ci si incontra solo di tanto un tanto, quando si percepisce il richiamo segreto del momento di ritrovarsi per creare o semplicemente chiacchierare. Ho pensato quindi di risentirlo e scrivere di lui.
Jakob, o se più piace, Giacomo, Renko nasce a Trieste nel 1946, figlio di Stanislav Renko, giornalista poi direttore del quotidiano di lingua slovena Primorski Dnevnik, e di Emilia Carmen Ferluga, insegnante di lettere.
La famiglia si trasferisce presto da via Rossetti al rione di Servola, dove Jakob passa un’infanzia felice e spensierata. Nonostante la sua propensione alle arti figurative si iscrive ad un Liceo classico e nel compimento di quegli quegli studi si lega alla cultura umanistica con la lettura e l’approfondimento dei classici e dei filosofi (soprattutto) contemporanei, per poi iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Si dedica allo stesso tempo, e con eguale tenacia, ad una intensa attività di ricerca pittorica personale realizzando opere innovative molto apprezzate dai suoi estimatori.
A quel punto la vita di Jakob viene scossa nell’intimo, e poi violata d’autorità: «Purtroppo a 26 anni mi è successo un fatto traumatico nella mia sfera sentimentale, per cui ho dovuto subire trattamenti psichiatrici imposti che si sono protratti nel tempo, ma che non hanno mai minato alle basi il mio lavoro, i miei studi e la mia vita». Erano gli anni in cui la società infliggeva facilmente trattamenti “medici” sconvolgenti anche per cose che richiedono semplicemente buon senso, affetto e comprensione (ed i farmaci continuano a costare meno impegno terapeutico su problemi che spesso sono altro, o nemmeno esistono…).
È dal 1962 che Jakob Renko pubblica raccolte di poesie e di racconti brevi.
La sua produzione pittorica corre di pari passo a quella poetica, e lui si definisce un pittore “astratto/cubista”, non legato però al cubismo storico, ma portavoce di una sua personale visione geometrica della realtà.
Usa colori vivi, lucenti che toccano in profondità e che regalano emozioni visive molto forti.
I suoi versi sono pubblicati su giornali e riviste italiani e sloveni, e proposti in collaborazioni attive con la RAI ed altre emittenti; è del 2008 la sua ultima pubblicazione Riflessioni Poetiche, nella Collana Il Nuovo Timavo diretta da C.H. Martelli.
La poesia, mi dice Jakob accendendosi l’eterna sigaretta, è «un’espressione estrema e valida solo se si ascolta la propria Anima, intesa come una parte creativa di un individuo sensibile», mentre la pittura «dev’essere una dimostrazione di intenti cromatici, sensibili ed intelligenti e nello stesso tempo autentici dal punto di vista del gusto e della comprensione pittorica».
Riconosce di essere sempre stato apprezzato dal pubblico di lingua italiana e da quello di lingua slovena, ma aggiunge di aver purtroppo subito boicottaggi da case editrici per motivi legati soprattutto al suo stile di vita, oltre Riforma, dalla politica alla scuola una parola usurata alle numerose, prolungate violenze psico-fisiche da autorità, operatori e personale medico che avrebbero potuto aiutarlo invece di colpire la sua salute e la sua dignità.
Ma la sua autenticità d’uomo ed artista ha superato anche queste sofferenze, facendone pure fonte di ispirazione per opere poetiche profonde e riflessive, e per dipinti che gridano all’esistenza la sua rabbia, ma anche la gioia ed il desiderio incontenibili di creare e di vivere una vita piena. Che non è giusto negare, ci insegna Jakob Renko, a nessuno.
Ringrazio Jakob, e ci congediamo col rito usuale del nostro arrivederci: accendendo io il mio Toscano e lui l’ennesima sigaretta…
Tristemente sorridente
Per una sfortunata spiritosaggine
Posso dire quel tanto
Da non sembrare sospetto.
Attentamente ascolto le creazioni degli altri,
poiché anch’io voglio essere ascoltato.
(Jakob Renko)
© 29 Maggio 2010