La Voce di Trieste

Sulle organizzazioni “Gladio” e Trieste

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Storia controversa (maggio 2010)

La recente presentazione a Trieste di un nuovo libro sulla discussa questione“Gladio” ne rende opportuna una migliore messa a punto anche in relazione quest’area. Com’è ormai possibile perché le situazioni politico-strategiche che vi diedero origine sono chiuse da oltre vent’anni. Anche per contribuire al superamento di troppi equivoci correnti a danno ingiusto di persone che hanno servito il proprio Paese per una buona causa rendendosi disponibili a rischi straordinari, e che conosciamo in parte personalmente come serie ed onorevoli. Alcune delle informazioni che seguono sono già pubbliche, anche per le apprezzabili sincerità di un protagonista storico come Francesco Cossiga.

La genesi della struttura legittima

La vicenda che oggi passa sotto il nome di “Gladio” ha avuto origine in piena guerra fredda dalla creazione di strutture segrete di resistenza stay behind, cioè da lasciare indietro, nei Paesi europei della NATO che potevano venir invasi dalle truppe del Patto di Varsavia in un possibile attacco terrestre convenzionale.

Il Patto aveva infatti accumulato una massa d’urto di forze corazzate che non poteva essere arrestata senza trasformare l’Europa occidentale in una distesa di rovine con un’ecatombe di popolazioni ed eserciti, o senza scatenare la guerra atomica. Non disponeva invece di forze militari, politiche ed amministrative sufficienti a consolidare stabilmente l’occupazione.

La NATO aveva perciò pianificato una strategìa di disimpegno e ritiro rapido delle proprie forze militari dall’intero continente, che le avrebbe conservate sostanzialmente intatte, lasciando nei Paesi occupati reti segrete attivabili per operazioni informative, di destabilizzazione ed insurrezionali in preparazione delle condizioni di contrattacco.

Queste reti dovevano perciò essere organizzazioni completamente nuove, formate soltanto da civili insospettabili, collegate ai servizi ordinari con canali di massima sicurezza, e non infiltrabili.

Nacque così anche la struttura Stay Behind italiana, sulla cui legittimità non vi sono dubbi ragionevoli, e dalla quale doveva rimanere ovviamente esclusa qualsiasi persona politicamente esposta come anticomunista, e tantopiù gli estremisti. Criterio, questo, che vale anche per valutare l’attendibilità dei nomi inseriti nelle liste che alla fine circolarono sotto il nome di “Gladio”.

Le strutture illegittime

“Gladio” è infatti una sigla ingannevole, perché è servita ad usare la Stay Behind legittima come paravento, e poi come capro espiatorio, per l’esistenza e le attività parallele di altre strutture coperte. Create invece autonomamente dai servizi italiani utilizzando estremisti di destra e balordi, ed utilizzate in politica interna per le strategìe della tensione nazionali e sul confine orientale (Friuli, Gorizia,Trieste).

La formazione e gestione di queste strutture parallele non aveva e non ha perciò nulla a che fare né la NATO, né con gli USA, ma soltanto con il groviglio degli intrighi di potere interni italiani e delle loro regolazioni di conti ed affari. Coperti volentieri l’espediente di attribuirne responsabilità criminali all’intelligence statunitense, con disinformazioni e depistaggi puntualmente accreditati e rilanciati dalla sinistra politica italiana, abituata ad immaginare la CIA dappertutto.

All’esatto contrario, l’esistenza di quelle strutture ed operazioni anomale di Roma disturbava gli USA (che ne avevano scoperte anche altre, a centinaia) e la NATO per due ottimi motivi connessi.

Il primo era che costituivano un fattore di destabilizzazione incontrollato (perciò utilizzabile da parte avversaria) delle politiche di un Paese strategicamente cruciale come l’Italia. Il secondo era che venivano usate anche per progetti neo-irredentisti contro un alleato esterno altrettanto cruciale, la Jugoslavia non-allineata di allora. Che dopo essersi svincolata nel 1948 da Mosca liquidando gli stalinisti interni aveva infatti sviluppato rapidamente un ruolo di antemurale strategico attraverso accordi riservati con la NATO.

La strategìa di disimpegno dell’Alleanza atlantica nell’Italia settentrionale prevedeva perciò che l’irruzione delle forze del Patto dalla pianura ungherese alla soglia di Gorizia venisse ritardata da uno a tre giorni dalle difese militari e territoriali jugoslave, le cui forze superstiti sarebbero potute confluire nel ripiegamento NATO. Rimanendo ormai marginali le ipotesi di ammutinamento filosovietico di forze jugoslave.

Anche le vere unità Stay Behind italiane sul confine orientale non erano pertanto destinate in realtà ad impieghi antijugoslavi, come Roma lasciava loro credere, ma antisovietici, e quelle di Trieste per la specifica importanza del porto.

Al confine orientale

Fu esattamente in questo quadro strategico riservato che vennero chiusi per gradi, nel 1954 e nel 1975, i contenziosi italo-jugoslavi sul Territorio Libero di Trieste, impedendo che Mosca potesse accentuarli appoggiando tramite il PCI o canali diversi l’indipendentismo triestino e/o il neo-irredentismo italiano.

La politica italiana del confine orientale dal 1948 al 1991 era perciò sdoppiata su due livelli: l’impegno internazionale con gli USA e la NATO nelle aperture e collaborazioni strategiche con la Jugoslavia, e quello interno nell’alimentare invece più o meno apertamente riserve politiche, culturali ed operative neo-irredentiste ad uso proprio.

Con la dissoluzione conflittuale caotica della Jugoslavia il primo impegno venne meno, liberando le tentazioni ed operazioni neoirredentiste proprio mentre Washington tentava invano di impedire e poi limitare i conflitti armati tra le repubbliche e regioni ex-jugoslave, cioè la destabilizzazione cruenta dei Balcani, a tutt’oggi non sanata.

Il sacrificio della struttura legittima

Una delle contromisure richieste per bloccare l’operatività di quelle tentazioni italiane fu inibire le strutture “Gladio”. Ed Andreotti lo fece rendendone pubblica l’esistenza, ma senza bruciarle perché  utilizzò una lista che includeva quasi esclusivamente nominativi della Stay Behind italiana legittima, estranea ai fatti ed in disarmo da tempo.

Quest’espediente consentì dunque di mantenere coperte le strutture parallele illegittime dormienti od attive (anche con blocchi e depistaggi giudiziari successivi) mentre quella legittima dismessa veniva gettata in pasto all’opinione pubblica ed in particolare alla sinistra politica.

Che completò l’operazione gettandosi sulla Stay Behind per attribuirle assurdamente tutte le colpe reali o immaginarie di quelle parallele, delle quali appoggiò invece le tesi neoirredentiste in un sorprendente compromesso con la destra, ottenuto anch’esso dai servizi italiani con operazioni specifiche.

In questi modi la vecchia politica doppia di Roma con la Jugoslavia venne rilanciata verso le due Repubbliche ex-jugoslave confinanti, e dopo i freni posti dall’amministrazione Clinton si riconsolidò approfittando della lunga disattenzione di Washington ai Balcani durante le amministrazioni Bush jr. Ora cessata e sostituita da nuove attenzioni alla stabilità della regione.

Il resto è cronaca, che ciascuno può leggere e interpretare da sé, di sviluppi attuali che fanno parte di analisi riservate correnti. E sui quali si possono avere ovviamente le più diverse opinioni, rimanendo comunque doveroso accreditare a tutti i soggetti coinvolti la buona fede personale, anche se non il senso dell’opportunità e responsabilità.

I diritti negati

In ogni caso, ed al di là delle speculazioni politiche di parte, rimane evidente che gli ex appartenenti alla Stay Behind legittima hanno diritto a tutti i riconoscimenti ufficiali della Repubblica Italiana e della NATO per il loro lungo e potenzialmente rischiosissimo servizio segreto militare durante la guerra fredda. Negarglieli è stata ed è un’ingiustizia vergognosa ed ipocrita.

Ma proprio per questo sarebbe anche bene che quei reduci non si lasciassero più coinvolgere e sacrificare in propagande e depistaggi a favore di strutture ed operazioni così diverse e problematiche. Rifiutando, se possibile, la denominazione equivoca di “Gladio”, ed invitando a miglior precisione e completezza giornalisti, studiosi e scrittori di argomenti così importanti e delicati per la storia e l’attualità.

Paolo G. Parovel

© 18 Maggio 2010

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